CAPITOLO 14 ( Per talebano )
Restammo abbracciati un paio d’ore sul divano, riempiendoci di baci e di carezze. Dove fosse il mister non lo sapevo, ma sicuramente la situazione che si era creata era surreale. Io e sua moglie sul divano di casa loro abbracciati dopo aver fatto l’amore , dopo aver sprigionato in quell’ora di sesso il nostro piacere; e lui in qualche stanza della casa ad aspettare che il tutto avesse una fine.
Quello che non immaginavo fu la scena che mi si presentò poco dopo quando presi in braccio Sabrina e la portai nella stanza del bagno per farci una doccia risanatrice.
Lo trovammo nell’angolino tra il water e la finestra, nudo, con la mano destra che impugnava il pene di dimensioni normali ma completamente rilassato.
Era penoso, e quando ci vide, tentò di nascondere quel tentativo di masturbazione malriuscito.
- Amore, ancora tenti di fartelo venire duro? – rise Sabrina mentre preparava il bagnoschiuma per la doccia – Non è ridicolo Roberto? – si rivolse a me.
- In effetti mister, qua non ci siamo. Non è l’allenamento che manca, è la dote innata che è venuta a mancare! – sorrisi mostrando il mio cazzo duro ed eretto in confronto al suo.
- Roberto, dai entriamo in doccia e lasciamo questo parassita nell’angolino a tentare di farsi una sega – ed entrò in doccia.
Prima di entrare lo guardai e i nostri sguardi si incontrarono. Mi fece un sorriso poi chinò il viso. Era il suo modo di farmi capire che accettava la situazione, che in fondo era quello che voleva poiché ormai non ci sarebbe più stata possibilità per lui di riprendere il rapporto sessuale con la bellissima Sabrina.
Entrai in doccia , chiudendo le due ante dietro di me. Sabrina prese il sapone e iniziò ad insaponarmi con cura, con amore, con un’estrema tenerezza che mancava nei confronti del marito. Dalle ante vedevo la figura del marito che maneggiava il suo cazzo moscio in un interminabile su e giù.
- E’ ridicolo amore, smettila di guardarlo! Mi fa pena – mi sussurrò nell’orecchio la mia amante.
- Si, hai ragione! – e presi il sapone ed iniziai un lento massaggio sulla sua cute bagnata.
Sabrina arrivò alla mia asta , come amava chiamarla lei, ed iniziò un massaggio stupendo. Le sue mani si intrecciavano al mio cazzo in un movimento a volte rapido a volte lento. I suoi occhi incollati ai miei mi facevano capire che ormai nella sua vita c’ero solo io. Era la mia geisha, la mia puttana. Ne ero talmente soddisfatto di come mi considerava che a volte le dicevo tranquillamente di amarla mentre la baciavo nonostante fosse consapevole che per me lei era solo sesso.
Ad un certo punto, il mister si alzò dall’angolino e barcollando a causa dell’immobilità che i suoi muscoli erano stati costretti da quella posizione in quell’angolo arrivò al lavandino e guardandosi allo specchio esclamò :
- Sono una merda, sono qua che mi masturbo mentre a pochi centimetri da me mia moglie si scopa un altro uomo!! Sono una merda, voglio morire!! – e si diresse fuori dalla stanza del bagno.
A quelle parole, mi preoccupai, ma la moglie mettendomi una mano sul petto mi tranquillizzò :
- Fa sempre così, ma vedrai che poi gli passa – e mi baciò dolcemente sulle labbra.
Rimasi comunque sconvolto e impassibile nonostante Sabrina continuava ad assaporare le mie labbra.
- Scusami – le dissi aprendo le ante della doccia e ancora insaponato, la guardai facendole capire che non potevo continuare in quell’istante quel “ gioco “.
Lo cercai prima in camera da letto, poi in cucina, poi lo trovai in salotto. Ero nudo e pure lui. La differenza di cazzo era notevole. In mano teneva una semiautomatica e l’aveva puntata a livello di tempia destra.
- Stammi lontano – mi urlò.
- Che cazzo fa mister? – dissi spaventato.
- Non vedi? Mi ammazzo! –
- Non lo faccia mister! Si ammazza per una troia ? – lo guardai con aria da sfida.
- No! Mi ammazzo perché non posso vivere senza sesso, non posso vivere in questa situazione! –
- Allora faccia pure! Si ammazzi! Ma lo faccia perché altrimenti sarà ancora di più un coglionazzo col cazzo molle! – gli urlai lanciandogli un libro che si trovava riposto sul tavolo.
- Ma… -
- Niente ma! Prema quel maledetto grilletto e si ammazzi! – facendogli capire che se non l’avesse fatto lui, ero pronto a farlo io.
( continua )