È già da qualche anno che ho fantasie cuckold, fantasie in cui immagino mia moglie sottomessa ad un uomo capace di piegare la sua volontà e renderla troia come io non sono mai riuscito a fare.
Non ho mai cercato di nascondere le tracce delle mie scorribande sul web nella malcelata speranza che la mia meravigliosa consorte si accorgesse di tutto e stuzzicata da queste letture mi rendessi cornuto, ma mai, mai avrei creduto potesse accadere quanto vi racconterò.
Conviviamo da sette anni ormai e qualche volta durante i nostri rapporti cercavo di instillarle qualche fantasia, ma senza successo.
Ad aprile cambiai lavoro e per questo motivo, per la prima volta da quando ci siamo conosciuti, non avremmo potuto trascorrere le ferie assieme. Le dissi che però per me non era un problema se lei avesse voluto prendersi una vacanza senza di me, anzi, che la vedevo stanca e stressata e un po’ di villeggiatura le avrebbe giovato.
Inizialmente si oppose, ma io continuai ad insistere e un giorno di fine maggio mi disse che se glielo avessi ripetuto ancora una volta sarebbe andata in Puglia assieme alla sua migliore amica in un posto che lei conosceva.
Insistetti ancora una volta e uno strano sorriso trionfante le si dipinse in volto.
Un paio di settimane più tardi, mentre eravamo sdraiati a letto, sudati per il rapporto appena concluso, esordì:
« Senti Luca, non sarai geloso che sarò per due intere settimane lontano da te? »
« Dici che dovrei? »
« Beh, sai… Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Inoltre dicono che gli uomini del sud sono così caldi… »
«… e tu sei così bella… in effetti si, ho tutti i motivi di essere geloso, ma la cosa che voglio più di tutto è che tu ti rilassi e che ti diverta! »
« Se è questo che vuoi, allora non mi farò mancare nulla, amore mio - mi disse dandomi un dolcissimo bacio – quindi per prima cosa andrò a fare un po’ di shopping e tu farai il bravo maritino e mi pagherai tutto tutto tutto quello che prenderò»
« Mi vuoi spennare? »
« Amore, mica posso andar in giro nuda! »
A quel punto mi sfuggì un «Magari», lei mi guardò un po’ stupita, poi ribatté.
« Sei sempre il solito! Prima o poi mi stancherò di sentirti ripetere che mi vorresti vedere tra le braccia di un altro e a quel punto te ne pentirai! », si alzò stizzita e si chiuse in bagno.
Il sabato successivo andammo a far shopping. Mentre eravamo in macchina, tenendomi come fa spesso una mano sulla coscia, mi disse che si sentiva proprio in vena di far acquisti e per farmi pagare il fatto che le avevo risposto “magari” l’altra sera avrebbe preso in considerazione solo cose sexy.
Mi fece andare in un centro commerciale nuovo, in cui non eravamo mai stati, abbastanza distante da casa nostra con la scusa che era meglio per me non avere a che fare con persone conosciute, “scandalosamente” con una lunga carezza fino a raggiungermi e stringermi il pacco, inevitabilmente duro.
Notando la cosa, si girò fingendo stupore e mi confessò con una voce furbetta che le piaceva sapere che avevo il cazzo duro e che avrebbe fatto il possibile per tenermi in quello stato tutto il giorno. La cosa stranamente suonò quasi minacciosa.
Mantenne comunque la promessa, perché al centro commerciale si comportò come mai prima d’ora, scegliendo solo cose attillate o trasparenti o piccolissime, quando non tutte queste cose assieme!
Dal momento che ero io lo sponsor, lasciava sempre a me il compito di scegliere tra due capi che mi proponeva, ma solo dopo averglieli visti addosso.
Uscì dal camerino la prima volta con una mini cortissima a balze e una canottina aderente che le lasciva scoperta la metà superiore della schiena e con uno profondo scollo a V davanti che permetteva d’intravedere il solco tra il seno. Si avvicinò sussurrandomi « Con questa addosso non mi sarà possibile portare il reggiseno, proprio come ora, spero non ti dispiaccia troppo – diede una sbirciatina all’altezza del cavallo dei pantaloni – no, direi che non ti spiace per niente, fece una piroetta che le fece alzare la gonna e tornò in camerino…
Poco dopo fece capolino con la testa e mi chiese di tenerle una cosa, mi avvicinai, mi prese la mano e vi ripose il suo perizoma, subito dopo chiuse la tenda.
Avevo il batticuore, sentivo persino il mio cazzo pulsare dall’eccitazione e… e… sembrava che le mie facoltà verbali si fossero annullate.
Quando riaprì la tenda portava dei jeans attillati a vita bassa e un top che si chiudeva con un elastico subito sotto il seno, lasciandole il pancino scoperto. Uscì e fece una giravolta, poi con un tono di voce sostenuto, cosicché chiunque era nelle vicinanze poté udirla chiaramente:
« Amore, dimmi una cosa, se mi siedo o mi abbasso così – e si accucciò fino a sedersi sui talloni – mi si vede dietro? »
Ci furono molti sguardi che come il mio poterono vedere il suo delizioso culo mostrarsi senza intimo.
Velocemente le feci alzare imbarazzato degli sguardi che attirava e le dissi all’orecchio che le si vedeva tutto.
E lei mi rispose allo stesso modo che non desidera nulla di meno, poi ancora si avviò nel camerino.
Ancora una volta fece capolino, mi avvicinai e lei sottovoce:
« Adesso sono qui dentro completamente nuda, le mie misure le sai, muoviti a trovarmi dei vestiti. Non devono essere meno indecenti di quelli che hai visto. Dai, va! »
Tornai poco dopo e scostai leggermente la tenda, trovandola che si stava toccando. Mi guardò e mi disse:
« Ah, sei tu ».
Deve avermi visto sbigottito, quindi continuò « maddai che scherzo, che faccia che hai fatto, ahahah, troppo buffo… Passami i vestiti dai. »
Provo non so quante cose e ogni volta mi stuzzicava con qualche commento sussurrato tipo « chissà come sbaveranno vedendomi vestita così in Puglia » oppure « Guardale quelle che faccia fanno, penseranno che sono proprio una troietta ed invece o faccio solo per te… »
Presi i vestiti, passammo ai costumi.
Ne prese tre, con i relativi pareo, tutti sgambatissimi.
« Amore, senti, se quest’anno vorrei tanto poter prendere il sole in topless »
« Ma non l’hai mai preso il sole in topless con me… »
« Appunto amore, è proprio perché non ci sei che la cosa si fa più divertente… dai, su, non fare il broncio che così perdi tutto il tuo fascino da macho. »
Sentirla parlare così mi fece venire un groppo in gola, una cosa mai provata prima, ma allo stesso modo mi sentivo il fuoco addosso, un’eccitazione pazzesca.
Quando tornammo a casa la scopai ferocemente come mai prima. La chiamai troia, puttana ed ad ogni insulto lei godeva ancora di più, ogni epiteto era salutato dal suo sguardo voglioso come una sferzata di piacere e mi sfidava ad essere ancora più pesante, sia col linguaggio che con il cazzo.
Le giornate successive, fino ad una settimana dalla partenza, fu un crescendo di provocazioni sempre più sfacciate che culminavano in rapporti impetuosi. Quand’eravamo assieme, a casa ma soprattutto in giro, mi teneva costantemente in uno stato di eccitazione irrefrenabile sussurrandomi frasi sconce all’orecchio o carezzandomi appena ce n’era l’occasione, ma quand’anche non avesse fatto nulla di tutto ciò sarei stato comunque in tiro per il suo modo di vestire e atteggiarsi.
La sua presenza inoltre si estendeva anche quando non eravamo vicini inviandomi ogni tanto qualche messaggino stuzzicante o qualche foto.
Ricordo in particolare un giorno in cui mi scrisse che erano arrivati degli operai per fare dei lavori di manutenzione all’aria condizionata e che erano dei fighi incredibili, che le ragazze lì facevano a gara a chi riusciva a catturare più sguardi e lei non voleva essere seconda a nessuna, poco dopo mi mandò una foto di come erano ridotti i suoi slip dall’eccitazione che provava a provocarli. La foto raffigurava degli slip tutti arrotolati sul fondo di un cestino.
Le scrisse e poi la chiamai per avere altri dettagli e spiegazioni, ma non rispose lasciandomi tutto il giorno con il groppo in gola ed il cazzo in tiro.
La sera rientrò dopo di me alla solita ora, aveva l’aria furbetta e la subissai di domande, lei mi rispose che non aveva fatto niente di particolare, che non mi aveva risposto semplicemente per tenermi in tensione, e qui mi toccò il cazzo, e per vedere l’effetto che mi faceva.
« A quanto fare tenerti sulle spine ti fa proprio bene a sentire com’è duro il tuo paletto! Amore mio, sapere di avere tutto questo potere su di te mi sta mettendo in testa delle strane idee e faccio sempre più fatica a tenermi dal metterle in pratica. »
« Che idee… »
« Idee perverse amore mio, così perverse che non ho neanche il coraggio di confessare e che sono sicura ti spaccherebbero il cuore, ti farebbero soffrire da cani… »
« … »
« Si amore, lo so bene che il cazzo ti si alza, ma so anche di come ti senti frustrato quando faccio la troietta, ti ho sentito perfino piangere mentre sognavi che ti lasciavo… »
« Cosa? »
« Qualche sera fa singhiozzavi così forte che mi hai svegliato e parlavi nel sonno, non si capiva quasi niente se non “Giada non mi lasciare, faccio quello che vuoi ma non mi lasciare” »
In quel momento mi sentii nudo e provai un imbarazzo profondo.
« Luca, io ti amo, queste ultime settimane stanno venendo a galla un po’ di cose, non so, averti accanto quando faccio la civetta, stuzzicarti, tenerti in pugno mi piace da matti, ma non voglio passare il segno, qualsiasi esso sia. Oggi ho voluto provare una cosa, ovvero come saresti rimasto a casa mentre io ero lontana da te. So che ho questo potere su di te, anche se ancora non lo so bene usare e soprattutto non so quanto sia forte… ma… vedi… sei tu che me lo dai… senza di te non avrei nulla, non mi divertirei. Quindi che non ti passi neanche per l’anticamera del cervello che non ti ami o che abbia intenzione di lasciarti » e concluse questa cosa un dolcissimo bacio.
Questa tendenza a fare qualcosa che potesse farmi stare male però aumentò.
Decidemmo una domenica di andare a vedere un grande mercato dalle parti di Vicenza e poi ti trascorrere il pomeriggio e la sera sul lago di Garda.
Tra le innumerevoli bancarelle c’era esposta molta roba bella ed economica, per cui ci venne voglia di prenderci qualcosa da vestire. Ancora una volta Giada cominciò a fare l’esibizionista, lasciando sbadatamente la tendina semi aperta mentre provava gli abiti e quando usciva chiedeva maliziosamente il parere dei commessi asserendo loro che io ero un autentico incapace in fatto di abbinamento, come in altre cose.
Se al centro commerciale mi aveva coinvolto in prima persona nel gioco rendendomi complice delle sue malefatte, in quest’occasione m’ignorava bellamente facendo la civetta con i commessi o mi prendeva in giro di me davanti a loro.
Notai che sembrava farsi maggiormente beffe di me ed essere più civetta con gli uomini più maturi e brutti, calvi, con la pancia, che la guardavano lascivamente.
Quando tra un banchetto ed un altro glielo feci notare, mi disse:
« Dai amore, non devi essere geloso, tanto gliela faccio intravedere, lo sai che la do solo a te. Fammi divertire un po’ »
« So, ma sei offensiva cazzo, mi fai passare per uno sfigato »
« Anche questo fa parte del mio divertimento sai, sei così bello quando sei tutto offeso! »
Lì comincia a scaldarmi e dopo poco ce ne andammo.
Andammo quindi al lago e dopo pranzo mi chiese di portarla in un parco.
Questo scombinò un po’ i miei piani, ma non ci volle molto per trovarne uno, tra l’altro piuttosto grande.
Camminammo un po’ e poi ci sedemmo in una panchina.
« Senti amore, una volta mi hai detto che se stai con il cazzo dritto per tanto tempo poi ti fanno male le palle »
« Si è vero, e ultimamente mi succede spesso »
« Eh si, lo so, ultimamente sono proprio una birichina. Ma senti adesso ti fanno male? »
« No, ora no »
« Ah bene, perché vorrei fare un esperimento ».
Si alzò in piedi, mi allargo le gambe, si mise davanti a me e pose un piedino scalzo proprio sotto il cavallo dei pantaloni. Appoggio il tallone sulla panchina mentre con la parte anteriore del piede cominciò ad accarezzarmi il pacco.
« Ti piace amore mio? »
« Si tesoro, continua, ma cos’hai mente? »
Continuò il suo massaggio quanto basta che il mio cazzo s’indurisse, poi cominciò a calcare il peso sulle palle.
« Ehi, così mi fai male! »
« Si, lo so, ma aspetta. Ti fa così male quando non vieni? »
« No, di più, - e intanto calpestava sempre più forte - ma basta, no, ah cazzo, mi stai pestando i coglioni »
« così? »
« Si si così, ahhhh basta »
E a quel punto portò a terra il piede e tornò a sedersi accanto a me.
« Allora ti fa proprio male quando non ti puoi sfogare »
« Eh, si. Ti dirò di più, mi è capitato qualche volta che sentivo così male che non capivo se venisse solo da lì, sentivo dolore fino alla pancia. »
« Ma daiii, non ci credo. Dici sul serio? »
« Giuro! Ma senti, visto che mi hai fatto male, ora dovresti ricompensarmi »
« Si, come no! Non ci penso proprio »
Ci rimasi malissimo e lei incalzò
« Senti, oggi mi stavo divertendo e tu hai fatto il coglione e mi hai portato via. Col cazzo che ti faccio divertire! »
« ma… »
« e ringraziami che non ti ho tirato un calcio sulle palle, stronzo che non sei altro. » urlo, rabbiosa come una bestia.
Si alzò e cominciò a tornare indietro.
Fece una ventina di passi mentre io rimasi immobile a osservarla, assolutamente basito davanti a questa reazione che non era da lei, poi torno indietro si mise davanti a me e mi accorsi che stava piangendo.
Le alzai il viso e lei:
« Scusami… scusami amore mio… Come fai a stare con me dopo che ti tratto così, dopo che insulto e ti faccio male perché non mi hai fatto fare la zoccola… scusami… »
E chiese scusa un’altra infinità di volte mentre l’abbracciavo e poi ce ne tornavamo verso l’automobile.
Quella sera volle che andassimo in un ristorante romantico e lì non staccò mai il suo sguardo da me.
Tornati a casa mi fece sdraiare e si dedico a me in un modo… mi bacio, mi massaggiò, mi succhiò e poi volle essere presa e mentre entravo in lei mi continuava a ripetere “perdonami” ed io “ti amo”.
Fu dolcissimo e bellissimo.
Una settimana prima della partenza le venne il ciclo e smettemmo di fare l’amore, anche nei giorni successivi non avemmo rapporti perché prima della ferie era oberata dal lavoro e tornava a casa stanca. Era facilmente irritabile e più volte l’avevo vista persa nei suoi pensieri e quando le chiedevo cos’aveva mi rispondeva che era stanca e non vedeva l’ora che arrivasse il giorno della partenza.
Domenica sera preparò le valigie.
Stranamente non stava mettendo i vestitini che avevamo acquistato assieme e le chiesi il perché.
« Non li metto perché dubito che mi serviranno. Tu mica sarai lì con me! – la guardai stupito – Ma pensavi veramente che mi sarei messa dei vestiti del genere in vacanza senza di te?!? Mi ritroverei piena di mosconi intorno, per non parlare che essendo solo due ragazze potremmo rischiare grosso… Mica voglio farmi stuprare io! Mi sembri deluso»
« Beh, sai, sapere che te ne andavi in giro così mi ha eccitato, non sai che film mi sono fatto in testa, ma hai ragione tu tesoro, lì poi se vedono una donna così vestita chissà cosa pensano… scusami »
« Si, chissà che film ti sei fatto – rispose acida – Questa è una semplice vacanza con un’amica, sole, mare, qualche libro e tanto relax, punto! »
Finì di fare la valigia e poi « Vado a letto, domani il viaggio sarà stancante e mi dovrò alzare presto. »
Detto fatto, spense la luce e si addormentò.
[Modificato da DrLoki 28/09/2008 18:52]
Divinità non si nasce, si diventa.