Come detto, per caso, incontrai Massimo. In fondo si abitava nella stessa città. Era difficile non incontrarsi mai.
Le mie sensazioni nel vedere il mio amico furono contrastanti. Da una parte, mi sentivo perso e disperato. Mi sentivo sull’orlo di un precipizio dentro cui stavo per cadere senza potere fare più nulla. Dall’altra parte, nel vedere Massimo non potei fare a meno di ripensare alla sua dotazione appoggiata sulla foto di Alessia e pregustarmi uno spettacolo «dal vivo». A pensare queste cose, subito mi assalì la sensazione delle «farfalle nella pancia».
Un dubbio comunque rimaneva. Massimo avrebbe rivisto in me il vecchio amico, dimenticando quelle serato in chat, dimenticando le foto di Alessia, dimenticando tutto quanto gli avevo detto sulle nostre fantasie etc.
Oppure - al contrario - sarebbe ripartito proporio da lì, mirando a conretizzare quello di cui avevamo parlato.
Lo sguardo di Massimo, quando mi salutò, mi tolse ogni dubbio. In lui vidi il ghigno del vincitore,vidi lo sguardo di chi ha teso una trappola e si sta per godere il suo successo.
Nel salutarmi mi invitò a bere qualcosa al bar.
Come al solito, il suo invito era perentorio. Non mi sognai di certo di rifiutare.
Davanti a due birre si autoinvitò da noi. Mi disse che avrebbe avuto molto piacere a venire a cena da noi, anche per salutare Alessia. Pensò comunque subito di tranqullizzarmi e mi disse che non avrebbe fatto alcuna allusione alle foto ed alle nostre confidenze.
Fingendo tranquillità gli dissi «nessun problema, ci vediamo domani sera da noi».
Tornato a casa, parlai con Alessia del mio incontro con Massimo. Gli dissi, mettendola sul ridere, che il nostro amico era solo e che si era quasi invitato a cena da noi per la sera dopo.
Alessia non ebbe nulla da obiettare. D’altra parte era anche amico suo. Non mi sembrò comunque troppo entusiasta della cosa. Forse si sarebbe ricreduta.
Devo dire che, nonostante avessi quasi dato la mia compagna in pasto ad un amico, c’era una mia tranquillità di base. Sapevo infatti che Alessia era una ragazza senza grilli per la testa (anche se sapeva delle mie fantasie cuck). Massimo invece, al di là della sua facciata, si era dimostrato un vero porco. Se Massimo avesse esagerato o se la cosa non fosse piaciuta a Alessia, il problema l’avrebbe di certo risolto lei stessa, arginando la stuazione e riportando il tutto alla normalità.
In un certo senso, avevo lasciato che la salvezza del nostro menage dipendesse da Alessia. La conoscevo e mi fidavo di lei.
La sera dopo, Massimo venne da noi, verso le 20.
Alessia era vestita in modo normale. Gonna e camicetta. Anche Massimo e io eravamo vestiti normalmente.
In fondo eravamo nient’alto che tre amici che si vedono a cena. Che c’era di particolare?
Io e Alessia eravamo seduti difronte. Massimo era tra noi, ad un lato del tavolo.
La cena fu molto leggera. Massimo ben presto dette alla serata un taglio molto alcoolico. Massimo versava spesso da bere a me e a lei. Io e Alessia bevemmo abbondantemente. Massimo, invece, molto meno.
Ben presto il clima diventò euforico. Massimo aveva ormai monopolizzato la serata. Alessia rideva alle sue battute. Tra loro si era già creata una certa complicità. Il sottoscritto invece era stato progressivamente relegato ai margini. La mia mente però stava vagando ed andava al colloquio in chat con Massimo e a quello che avevo visto e sognato.
Un vero choc per me fu quando Massimo iniziò a parlare dei cuckold. Cominciò a raccontare dei mariti che si fanno scopare le mogli, ci raccontò delle dipendenti che si faceva regolarmente (con il consenso di qualche marito o fidanzato), ci raccontò di quando si era fatto fare una sega da un marito, ci disse che molti cuck avevano assaggiato la sua dotazione etc.
A questi discorsi mi sentivo umiliato ma super eccitato. Alessia mi guardava, ogni tanto, e sorrideva. Mi sembrava divertita.
Intanto però tutti e tre ci godevamo il corteggiamento di Massimo a Alessia. Sempre più chiaro.
Avrei voluto (forse) dire qualcosa per fermare tutto. Ormai però ero «partito». L’alcool che avevo bevuto mi aveva fatto perdere i freni. La mia voglia vojeuristica voleva essere soddisfatta.
Ero perso in questi pensieri, quando mi accorsi che Massimo, ormai da qualche aveva una mano appoggiata sul tavolo, ma l’altra era sparita. Inoltre, Alessia rideva un pò troppo rispetto alla qualità delle battute del nostro amico.
Senza essere visto (anche perchè nessuno dei due mi guardava), feci cadere a terra un tovagliolo e mi chinai sotto il tavolo per racoglierlo.
Ciò che vidi mi provocò una fitta nel petto. La mano di Massimo era appoggiata sulle gambe nude di Alessia, la quale nulla faceva per impedirlo. Il nostro amico sapientemente andava a toccare gli slip di Alessia in corrispodenza della fica. Il pacco di Massimo era gonfio.
Di certo eravamo tutti e tre al settimo cielo. Alessia aveva abbandonato ogni difesa.
Mi rialzai da sotto il tavolo, con la paura di essere stato visto da loro o di disturbarli. Il cuore mi batteva a mille.
Massimo si accorse che mi ero chinato sotto il tavolo e rialzato (Alessia invece no) e mi rivolse uno sguardo fisso, diretto, beffardo.
Ormai ero in balia degli eventi. Massimo si accostò alla mia compagna sussurrandole qualcosa all’orecchio. Alessia sorrise.
Poco dopo, lei si alzò e disse che sarebbe andata in bagno.
Io e Massimo rimanemmo al tavolo. Massimo aspettò che Alessia si recasse al piano di sopra, dove si trovano il bagno e le camere. Il mio amico mi disse «ora andrò anch’io in bagno. Te resta qui e aspetta qualche minuto. Se non ci vedi tornare a tavola entro dieci minuti, puoi venire a cercarci in bagno. Se non ci trovi in bagno forse puoi cercarci sul vostro lettone». L’ultima parte della frase mi provocò un’altra fitta allo stomaco. Io ero eccitatissimo. Non obiettai nulla.
Massimo si alzò e si recò al piano di sopra.
Io rimasi al tavolo, immerso nei miei pensieri e nelle mie fantasie. Ormai non ero più padrone di nulla. Dovevo solo attendere gli eventi. Quella situazione mi era completamente sfuggita di mano. Il mio amico Massimo e la mia compagna erano appartati al piano di sopra. Io ero solo. Iniziai a fantasticare e a farmi domande. Massimo - il mio/nostro amico Massimo - si sarebbe scopato Alessia - la mia compagna - direttamente in bagno? o si sarebbe accontentato di un pompino? oppure sarebbero andati in camera dal letto, la nostra camera da letto? ma poi cosa voleva dire quando parlava dei cuckold che vogliono andare con il bull? si riferiva anche a me? voleva fare assaggiare il suo arnese a tutti e due? o invece Massimo aveva fallito e Alessia aveva posto fine a quel gioco. Quest’ultimo pensiero mi fece incazzare e mi rese tutto molto chiaro. Mi resi conto, ora con certezza, che sin dall’inizio io speravo che Massimo si facesse la mia compagna! Lo avevo sempre sognato. Lo avevo sognato in quella serata in chat. Lo avevo sognato anche prima, quando avevo fatto di Massimo - nella mia mente - il nostro bull virtuale. Quando mi immaginavo cuck, nella mia testa era sempre stato Massimo a farsi Alessia.
Immerso in questi pensieri, mi resi conto che da quando Alessia e Massimo si erano recati al piano di sopra era già passato un quarto d’ora. Nessuno era più sceso.
Decisi di fare quello che mi aveva detto Massimo. Mi alzai dal tavolo, come un automa, e iniziai a salire le scale per andare al piano di sopra, portando automaticamente una mano sulla mia patta. Nella mia mente mi preparai a gustarmi la prima immagine che mi sarei trovato davanti aprendo la porta del bagno o della camera da letto. Quella immagine che di certo non avrei mai più dimenticato e che avrebbe sancito per sempre la mia condizione di cuckold.